Contatti provvisoria
Dal 15 di Dicembre al 10 di Gennaio le spedizioni sono sospese a causa dei ritardi delle consegne dei corrieri espresso.Ci spiace per l'inconveniente.
Gli Ellebori di Rodney
Più di vent’anni fa, una giornalista dell’Indipendent, Anna Pavord, specializzata in giardinaggio, per sopravvivere alle deprimenti giornate invernali inglesi prese l’abitudine di visitare il vivaio di Rodney e di sua moglie Lynda.
Non c’era niente di meglio che vedere la loro collezione di ellebori fioriti per risollevare il morale.
Rodney nonostante la ristrettezza di mezzi e la semplicità delle strutture aveva un progetto chiaro da perseguire: voleva degli ellebori a foglie variegate con fiori grandi e ben colorati. Per ottenere questo lavorò per più di dodici anni incrociando e eliminando migliaia di piantine che non avevano i requisiti desiderati. Dopo innumerevoli sforzi ottenne la pianta madre che incrociata con altri ellebori colorati avrebbe potuto dar vita al “suo elleboro”. Ma le strade, come spesso capita nella vita, non sono mai in discesa. Così da questi incroci promettenti nacquero semi che non germogliavano. Sono stati incredibili gli sforzi per superare questo inconveniente e far nascere qualche piantina.
Anche quell’anno, come ormai era consuetudine fare, Anna Pavord visitò il vivaio di ellebori di Rodney.
“Poi, alcuni anni fa, accadde qualcosa di straordinario. Sono tornata come di abitudine a febbraio a visitare il vivaio. Rodney stava piantando come al solito degli ellebori. Isolato, vicino al banco da lavoro, c’era un elleboro insolito con un fogliame marmorizzato e fiori di un profondo rosso porpora intenso. “Wow”, dissi, non avendo mai visto niente del genere. Fino ad all’ora, se volevi un elleboro con fogliame interessante, dovevi utilizzare degli Helleborus x ericsmithii. Ma i fiori degli Helleborus x ericsmithii sono sempre di colore verde pallido. Questa combinazione di un fiore rosso scuro con un bel fogliame marmorizzato (sulle foglie giovani la marmorizzazione è rosa e diventa crema invecchiando) era qualcosa di completamente nuovo.
Ho sbirciato i fiori, notato le dimensioni, la profondità del colore, la perfezione simmetrica della disposizione degli stami. Delicatamente, ho toccato le foglie con le variegature. “Wow” ho detto di nuovo. “Ti piace proprio”, rispose Rodney, che come al solito era di poche parole. E disse: “pensavo proprio di dargli il tuo nome”.”
Ecco come è nato il nome Anna’s Red. Il primo di una serie di ellebori con foglie variegate e fiori di diverse tonalità di colore e sfumature bianco-rosa-rosse. Ma la storia non è finita……. Questi ellebori per quanto belli sono sterili e quindi, come fare allora a riprodurli? Per via vegetativa o rifacendo ogni anno gli incroci con le stesse piante madri. Questo sistema era troppo lento e ci vollero anni per fare qualche centinaio di esemplari. A questo punto comparve John Massey che diffuse in Europa l’informazione che Rodney aveva creato qualcosa che nessuno era mai riuscito ad ottenere prima nel mondo degli ellebori. Massey presentò i coniugi Rodney all’olandese Bart Noordhuis, che li persuase a permettergli di micropropagare la piante. Anche questo, all’inizio, non è stato facile. Le piantine che si sviluppavano bene in provetta stentavano a radicare. Solo nell’autunno del 2010 cambiando le procedure, Noordhuis riuscì ad ottenere 100.000 piantine dell’elleboro di Rodney. Alcune centinaia di piante tornarono nel vivaio dal suo creatore mentre le altre furono distribuite sul mercato europeo.
“Ma non fu il successo dei suoi ellebori a far arricchire Rodney (guadagnando 20 centesimi per ogni pianta venduta): fare i soldi non è mai stato il suo obiettivo. Allora perché lo fanno, ti chiedi? La sua risposta fu: “ perchè amiamo queste piante.” Rodney coltiva le piante, mentre Lynda organizza il resto. Le chiesi: Cosa succede quando andate via? “Oh, non me ne vado,” disse Rodney, bruscamente, con un’espressione scioccata: “non ho la patente di guida e nessun passaporto. Nessuno di noi due ha il desiderio di allontanarsi. D’altronde il vivaio è stato il nostro business a tempo pieno dal 1992. Poi bisogna considerare che per far crescere bene le piante bisogna prestare attenzione ai dettagli. In questo vivaio non si fanno trattamenti generici ma ogni pianta viene trattata come singolo esemplare dandogli ciò di cui ha bisogno.”
Ho avuto l’Anna’s Red per tre anni nel mio giardino. Fortunatamente è una pianta lussuriosa e cresce con grande vigore. Sono così felice…. Sarebbe molto strano morire per delega.”
Le parti virgolettate sono liberamente tratte e tradotte dall’articolo di Anna Pavord su l’ Indipendent del 18 febbraio 2012.
ELLEBORI DANNEGGIATI: CAUSE E RIMEDI
LE MALATTIE DELL'ELLEBORO
In genere gli ellebori non sono soggetti a particolari patologie o danni. Infatti alcune piante, sfuggite al nostro controllo, si sono naturalizzate fuori dal vivaio crescendo, da molti anni, rigogliose senza alcuna cura o trattamento. Se, sfortunatamente avete dei problemi sugli ellebori vi consigliamo di adottare una pratica usata di routine nel resto del mondo, ma poco in Italia: il taglio delle foglie nel mese di gennaio, prima della fioritura. Le foglie tagliate non vanno compostate ma eliminate definitivamente (bruciate o portate in discarica). In questo modo eliminerete dal giardino tutte le spore e le uova di possibili funghi, acari o insetti dannosi. Ma attenzione !!! Durante il taglio sarà necessario disinfettare le cesoie passando da una pianta all'altra. Questo perché se avete ,per caso, una pianta infettata da un virus nel vostro giardino e non disinfettate le cesoie, trasferirete la malattia in tutta la vostra coltivazione. Ricordatevi che per i virus non c'è cura. La pandemia che ci ha colpito in questi anni ci ha fatto ben capire la pericolosità dei virus e l'importanza della sanificazione come metodo di prevenzione e lotta. Fortunatamente le virosi in Italia sono ancora rare ma all'estero sono abbastanza diffuse. Quindi attenzione all'importazione di piante. La descrizione che seguirà non vuole essere una trattazione completa ma selezionata in base all'esperienza personale.
DANNI PROVICATI DA FUNGHI (CRITTOGAME)
MACCHIA NERA (Coniothyrum hellebori)
Questa malattia compare con delle macchie nere tondeggianti, soprattutto sulle foglie e più di rado su steli e fiori. Le piante più colpite sono quelle appartenenti alla specie Helleborus niger ed Helleborus argutifolius , ma occasionalmente, si possono trovare anche su altre specie. La maggior parte delle piante da noi vendute appartengono alla specie Helleborus x hybridus e sono danneggiate raramente da questo fungo. Le macchie hanno una dimensione di 1-3 centimetri e sono di colore marrone scuro. Se guardate attentamente, è possibile vedere la macchia formata da una serie di aloni concentrici. Questo fungo entra nei tessuti vegetali quando questi rimangono bagnati per almeno 48 ore. Per questo motivo una precauzione, per non avere problemi, è quella di evitare la bagnatura continuata delle foglie. La foglia, ha però una difesa naturale costituita dalla cuticola esterna e la cuticola è tanto più protettiva quanto più è spessa e dura. Lo spessore è legato alla quantità di azoto somministrato: tanto più la concimazione è abbondante di azoto, tanto più la cuticola è sottile e superabile dal patogeno. Per questo motivo vi consigliamo di somministrare concimi con poco azoto. Ma come riconoscerli? Se usate un concime liquido già pronto per l'uso, dovete scegliere quello destinato alle "piante fiorite". Per gli altri concimi dovete guardate il "titolo" cioè la sequenza di numeri (normalmente tre) che indica la concentrazione di azoto (il primo numero), fosforo (il secondo numero), e potassio (il terzo numero). Il primo numero deve essere più basso del terzo (es: N P K = 8:16:24 ). Tra i concimi organici consigliamo il letame (anche pellettato) mentre sconsigliamo sangue di bue e pollina. Inoltre la cuticola è tanto più dura quanto più "ricca" di calcio; per questo vi consigliamo di apportare calcio alla pianta. Il calcio può essere aggiunto al terreno usando diversi tipi di prodotti: esistono in commercio dei formulati da diluire con cui bagnare la pianta. Anche tutti i concimi contenente il termine "carbonato" vanno bene (es: Carbonato di magnesio e potassio). Tra gli organici vi consigliamo letame, cenere di legna, gusci di uova polverizzati. La cenere da usare deve essere solo quella proveniente da legna e va usata nel dosaggio di due cucchiai da cucina per metro quadro. I prodotti devono essere aggiunti incorporandoli al terreno aiutandosi con le mani o con una piccola zappetta. Infine esiste anche la possibilità di proteggere le foglie con un prodotto chimico. Il più utilizzato è il "verderame" o ossicloruro di rame. Vi consigliamo inoltre di eliminare le foglie o la porzione della foglia con la macchia nera perché da quei tessuti danneggiati usciranno le spore per le infezioni successive. Quindi riassumendo il controllo della macchia nera si ottiene: 1- Evitando di bagnare le foglie, 2- somministrando poco azoto, 3- fornendo calcio, 4- eliminando i tessuti danneggiati.
MUFFA GRIGIA (Botrytis cinerea)
La muffa grigia è una malattia molto diffusa e può colpire quasi tutte le specie orticole e ornamentali, anche se in tempi e con modalità diverse. Sull'elleboro può provocare danni durante il periodo di febbraio, marzo e aprile e in modo nettamente inferiore nel periodo autunnale. Il danno più grave è quello che colpisce la base dello stelo fogliare e fiorale proprio vicino al terreno. In questo caso alla base dello stelo si forma un'area marrone che in caso di alta umidità di ricopre di una muffa grigia (da cui il nome). I tessuti perdono consistenza e la foglia si accascia al suolo. Queste foglie di solito si staccano facilmente dal terreno se tirate. La Botrytis è "infettiva" e passa facilmente dalla base di uno stelo a quello adiacente coinvolgendo, in alcuni casi, una buona parte della pianta. Per questo motivo, la prima pratica da attuare appena si riscontra questo problema è quello di eliminare le foglie danneggiate asportando il più possibile il tessuto marcescente. In questo modo si impedisce alla malattia di propagarsi. Normalmente, basta questa semplice operazione per risolvere il problema. In qualsiasi caso è necessario tenere presente che la "muffa grigia" non colpisce il rizoma e quindi non provoca la morte della pianta che in seguito riprenderà a vegetare riemettendo nuovi germogli. Anche gli stami sono molto sensibili alla botrite e, dopo essersi staccati dal fiore, possono ammuffire coinvolgendo, a causa della già citata capacità infettiva, i tessuti con cui vengono a contatto (fiore o stelo fiorale). Anche in questi casi basta asportare i tessuti malati per interrompere la diffusione della malattia. Esistono in vendita diversi prodotti biologici e chimici per il controllo di questa malattia anche se noi abbiamo trovato più efficace la eliminazione immediata delle parti colpite e la pulizia della pianta.
PERONOSPORA (Peronospora pulveracea)
La peronospora è ,tra tutte le malattie dell'elleboro, quella più subdola. Compare in tantissimi modi diversi e perciò diventa difficile da individuare con sicurezza. Il sintomo più classico consiste in macchie brune sulle foglie. In questo caso, a differenza della macchia nera, le aree colpite non sono tonde ma poligonali. La forma a poligono è dovuta alla barriera esercitata dalle nervature alla espansione del fungo. In alcuni casi le nervature non riescono a delimitare la diffusione della peronospora che si estenderà su tutta la lamina fogliare. I tessuti colpiti diventano, prima verde chiaro, in seguito giallini e infine marroni. Se l'umidità è sufficientemente alta, sulla pagina inferiore della foglia, in corrispondenza dei tessuti colpiti comparirà una muffetta grigia. Spesso le foglie colpite assumono la forma di un cucchiaio rovesciato. Se il fungo colpisce la gemma, il germoglio che si svilupperà avrà foglie piccole basse e clorotiche, più o meno deformi. Quando compare questa malattia in un giardino noi consigliamo l'eliminazione immediata di tutte le foglie e i germogli colpiti e il taglio di tutte le foglie (anche quelle sane ) a gennaio prima della fioritura. Infatti la malattia permane in giardino se persistono sulla pianta o sul terreno dei tessuti malati. Le piante così pulite riattiveranno delle nuove gemme e quindi nuovi germogli che usciti dal terreno non troveranno nell'ambiente le spore pronte ad infettarli. Se si desidera intervenire chimicamente consigliamo tre trattamenti in febbraio-marzo e un trattamento in autunno con un prodotto a base di rame. I trattamenti devono essere distanziati l'uno dall'altro di due settimane circa. Altro prodotto efficace, che stimola le difese naturali della pianta, è il fosetil-alluminio. Il fosetil-alluminio è contenuto in diversi prodotti commerciali con nomi diversi. Fatevi consigliare dal tecnico che tutti i consorzi e garden hanno a disposizione.
DANNI PROVOCATI DA INSETTI
Gli insetti dannosi per l’elleboro sono: Afidi, Imenotteri tentredinidi e Oziorinco. In tutti i casi, anche in seguito a forti attacchi, le piante non muoiono, perché il danno è limitato alle foglie, mentre il rizoma rimane intatto.
AFIDE DELL'ELLEBORO (Macrosiphum hellebori)
Gli afidi sono dei piccoli insetti con apparato boccale succhiatore che si sviluppano prevalentemente sulla pagina inferiore delle foglie giovani e vecchie. In casi gravi ricoprono anche lo stelo fiorale e i fiori. Questi insetti si riproducono rapidamente provocando in breve tempo delle infestazioni importanti. La linfa , di cui si nutrono, viene filtrata e la parte zuccherina viene scartata, lasciandola cadere sulle foglie sottostanti che ,di conseguenza si ricoprono di una patina appiccicosa. Gli afidi crescendo cambiano l’esoscheletro che ricade anch’esso attaccandosi sulle foglie inferiori. Questi esoscheletri appariranno come dei piccoli aggregati bianchi inconsistenti. Col tempo lo strato zuccherino viene colonizzato da dei funghi di colore grigio-nero determinando quella che si chiama “fumaggine”. Le piante più colpite sono quelle protette dalle intemperie: riparate sotto balconi o sotto chiome importanti. Esistono diverse specie dannose ma la più comune si chiama Macrosiphum hellebori. Le piante colpite cominceranno a soffrire quando l'infestazione è molto sviluppata, ma non ho mai riscontrato casi letali. I danni più importanti sono di natura estetica e sanitaria perché gli afidi ,spostandosi da pianta a pianta, possono trasferire delle virosi qualora queste siano presenti in giardino.
CONTROLLO DEGLI AFIDI
Se la pianta è in fioritura vi consiglio di usare un getto d’acqua diretto sulla vegetazione. Questo stacca l’insetto e lo lascia cadere a distanza causandone spesso la morte. L’intervento non è risolutivo, ma limita la popolazione e lava le foglie. Terminata la fioritura (caduti tutti gli stami) potete intervenire con dei prodotti naturali, come il Piretro Naturale. Il piretro è molto efficace e ad effetto immediato e va spruzzato su tutta la pianta, sopra e sotto le foglie. L’insetto muore solo se viene colpito da una goccia del prodotto. Il prodotto si decompone completamente in 24-48 ore ed ha una tossicità veramente bassa. Si consiglia di fare i trattamenti verso sera, perché l’insetticida è disattivato rapidamente dalla luce intensa. In alternativa, si possono usare anche dei prodotti insetticidi di sintesi. Ne esistono molti in commercio l’importante è che sia catalogato come “aficida o insetticida sistemico”. Il prodotto con queste caratteristiche potrà essere spruzzato sulla pianta senza curarsi di raggiungere direttamente l’insetto. Il prodotto sistemico entra nei tessuti e si distribuisce omogeneamente attraverso il sistema linfatico della pianta raggiungendo tutti gli afidi presenti. Se desiderate usare un aficida sistemico fatevi consigliare dal tecnico responsabile del consorzio o garden di fiducia.
COME ELIMINARE LA FUMAGGINE
La fumaggine può essere eliminata lavando la foglia con un getto di una soluzione di acqua e sapone molle di potassio o sapone di marsiglia.
Oziorinco (Othiorrhynchus sulcatus)
Questo coleottero è abbastanza diffuso nei giardini dove determina danni soprattutto a ornamentali come Cyclamen, Heuchera, Tricyrtis ...... ma anche Rhododendron, Prunus, Aralia.... etc.. Gli adulti non amano particolarmente gli ellebori a cui danneggia il bordo fogliare che viene roso in modo caratteristico lasciando un’incisione a semiluna. Anche le larve danneggiano la pianta nutrendosi delle radici. Nonostante quanto riportato da alcuni, noi non abbiamo mai riscontrato danni importanti nei giardini a carico degli ellebori provocati da questo insetto. L'Oziorinco ha una sola generazione all'anno e sverna come larva a livello delle radici. Gli adulti fuorescono dal terreno da maggio sino all'autunno, si nutrono, e in seguito depositano le uova nel terreno da cui nasceranno le larve svernanti. L'insetto si nasconde durante il giorno e quindi non lo troveremo mai sulla foglia su cui abbiamo osservato il danno. Al crepuscolo si riattiva, e raggiunge le foglie per nutrirsene. In questa fase può essere raccolto manualmente e ucciso, ma questa operazione è resa difficile da un particolare comportamento di difesa. Infatti quando si sente in pericolo, l'adulto si lascia cadere facendo finta di essere morto (tanatosi). L'immobilità abbinata al colore mimetico lo renderanno "invisibile" su una superficie di foglie e sassi come quella presente sotto le piante. Un stratagemma per eludere questo trucco è quello di mettere a livello del terreno una stoffa o un foglio bianco in grado di evidenziare l'insetto una volta caduto. Se avete poche piante la raccolta diretta e i trattamenti con insetticidi classici durante l'anno, quando gli adulti sono presenti, è sufficiente per risolvere il problema, ma nel caso di molte piante è necessario adottare o integrare questo con un'altra strategia di lotta. Il sistema di controllo migliore si ottiene usando un antagonista che si nutre delle larve nel terreno: il nematode Heterorhabditis bacteriophora. Questo nematode è venduto da molte aziende anche se noi, per esperienza, consigliamo Verdepieno collegata a Bioplanet. Il trattamento più importante si fa a settembre-ottobre quando le temperature del terreno sono ancora sopra i 12 gradi centigradi e il terreno tende a rimanere umido. Fate attenzione perché i nematodi sono vivi e quindi è necessario farsi trovare a destinazione quando arrivano e conservarli in frigorifero. Quindi seguite le istruzione che troverete nella confezione. Il nematode farà il resto andandosi a cercare la preda nel terreno. Un secondo intervento complementare si può fare in primavera, di solito ad aprile.
TENTREDINE DELL'ELLEBORO (Hymenoptera Tenthredinidae)
Col passare degli anni i nostri clienti ci inviano sempre più spesso immagini di piante danneggiate da questo Imenottero. Le larve di questo insetto compaiono in primavera e sono in grado di defogliare completamente una pianta lasciando solo qualche brandello di nervatura fogliare. Il danno, per quanto grave, non determinerà la morte dell'Elleboro che riprenderà a vegetare dopo una prima fase di stallo. Le piante più colpite sono gli ellebori botanici e quelli del gruppo Helleborus x hybridus, mentre gli ellebori interspecifici non vengono offesi. I primi danni si osservano ad aprile-maggio con la comparsa di piccole aree distribuite irregolarmente sul lembo fogliare assomiglianti a una membrana di cartavelina marrone. L'effetto è provocato dall'attività trofica delle giovani larve posizionate sotto la foglia. Inizialmente si limitano a nutrirsi dei tessuti fogliari lasciando intatta la cuticola esterna semitrasparente. Ma , in seguito, crescendo attaccheranno tutto il tessuto fogliare forando completamente le foglie e spogliandole sino a ridurle ad uno scheletro di nervature. A tarda primavera le larve si lasceranno cadere nel terreno dove si impuperanno in attesa di uscire come adulti durante la primavera successiva. Se si sono identificati questi insetti nel giardino sarà necessario osservare periodicamente le piante durante la primavera e intervenire precocemente. Alla comparsa dei primi danni le piante sono già sfiorite e possono essere trattate con un insetticida. Potete usare del piretro naturale (in questo caso va spruzzato anche sotto le foglie), un insetticida generico, o un insetticida sistemico (in questo caso potete trattare solo in superficie). Da un lavoro effettuato in Francia risulta efficace, per la lotta biologica l'uso dell'estratto di Neem da distribuire a più riprese durante la primavera.
DANNI PROVOCATI DA ACARI
Tra gli acari che possono danneggiare gli Ellebori descriveremo solo il "ragnetto rosso" perché è l'unica specie che abbiamo riscontrato su queste piante nell'arco di tanti anni di osservazione.
RAGNETTO ROSSO (Tetranycus urticae)
Il ragnetto rosso comune o bimaculato è un acaro in grado di attaccare molte piante, tra cui anche l'elleboro. Non mi è mai capitato di trovare ellebori cresciuti o coltivati all'aperto danneggiati da questo acaro ma, al contrario, la loro presenza è frequente quando le piante sono coltivate al riparo: in serra, sotto un balcone, in un loggiato o in veranda. Gli acari si sviluppano inizialmente solo nella pagina inferiore delle foglie a livello della nervatura centrale. Sono abbastanza difficili da vedere perché quelli più grossi hanno al massimo la dimensione di mezzo millimetro, ma se si osserva attentamente si riescono a individuare. La loro attività consiste nel pungere la foglia e svuotare le cellule che riescono a raggiungere. Questa operazione ripetuta porta alla formazione di tessuti con una fine punteggiatura argentata visibile anche sulla pagina superiore. Nella pagina inferiore delle foglie colpite si trovano le uova, gli stadi giovanili (di colore chiaro), le femmine adulte (di colore rosso), gli escrementi di colore scuro e, in caso di forti infezioni, una fitta ragnatela che potrà alla fine ricoprire anche l'intera foglia o addirittura tutto il germoglio. In seguito le foglie cominciano a seccare. Si consiglia di attivarsi nella lotta contro gli acari quando le infestazioni sono all'inizio. Il lavaggio della vegetazione con getti di acqua, l'eliminazione delle foglie più infette e lo spostamento della pianta in una zona più fresca può aiutare al contenimento della popolazione di questo patogeno. Se l'infestazione non è ancora molto diffusa si può adottare anche la lotta biologica con l'acquisto e la successiva liberazione di un acaro predatore: Phytoseiulus persimilis. Noi acquistiamo questo predatore presso l'azienda Verdepieno della Biolab di Cesena, con buoni risultati. In casi estremi si può intervenire con prodotti chimici, ma in questo caso vi consiglio di rivolgervi al responsabile del consorzio o garden di fiducia. Normalmente gli acaricidi hanno un'azione di contatto e quindi devono essere ben distribuiti anche sotto le foglie perché devono raggiungere direttamente l'acaro.
DOVE E COME METTERLI A DIMORA
IN QUALE PARTE DEL GIARDINO METTO L'ELLEBORO?
L'elleboro gradisce, come in natura, essere messo ai piedi o sotto altre piante arboree o arbusti. Questa posizione dovrebbe garantire un parziale ombreggiamento durante le giornate più calde dell'estate. L'ideale sarebbe una caducifolia, cioè una pianta che perde le foglie in inverno. Infatti in questo modo l'elleboro, che è una specie sempreverde, potrà avere a disposizione una abbondante illuminazione nel periodo autunnale e invernale, cioè proprio nel periodo di massima attività e sviluppo.
Comunque può essere inserito anche sotto le piante sempreverdi. In questo caso tenete le piante arboree pulite dalle ramificazioni nella parte bassa in modo da permettere alla luce di raggiungere l'elleboro. Foglie belle verdi ma crescita troppo lenta e fioritura scarsa sono di solito il risultato di una posizione troppo ombreggiata.
Spesso si dice
SPOSIZIONE : luminoso o parzialmente ombreggiato
Se avete un posto in giardino che, pur essendo luminoso, non riceve il sole diretto durante i caldi pomeriggi d'estate, quello è il posto ideale per l'elleboro. Infatti queste piante sono adattabili, ma se messe in posti troppo ombreggiati crescono lentamente e fioriscono poco, mentre se esposte troppo al sole e al caldo le foglie possono scottarsi.
In giardino potete posizionarlo sotto un albero deciduo, in modo che dall'autunno alla primavera possa essere illuminata dal sole, mentre in estate potrà rimanere protetto. Potete anche metterlo alla base di un arbusto in modo tale da non ricevere il sole diretto durante le ore più calde. Alcuni lo inseriscono anche sotto piante sempreverdi, ma in questo caso fate attenzione che l'ombra creata non sia eccessiva e che le branche basali dell'albero siano sufficientemente alte da far filtrare almeno un pò di luce. Se invece scegliete una posizione colpita dal sole ricordatevi di fornire acqua in caso di lunghi periodi siccitosi, almeno sino a quando la pianta non si è affrancata ( 6 mesi).
Queste indicazioni sono adatte in particolare per il Nord Italia, ovviamente tanto più il clima in cui vi trovate è caldo e siccitoso tanto più l'elleboro dovrà essere posizionato all'ombra.
TERRENO: ben drenato, ricco di sostanza organica, neutro
Tra tutte le caratteristiche che si devono tenere in considerazione quando si pianta un elleboro sicuramente la più importante è la permeabilità del terreno. Gli ellebori non tollerano il ristagno d'acqua o i terreni troppo secchi. Gli H. x hybridus sviluppano un buon apparato radicale profondo che gli consente una notevole autonomia idrica. Purtroppo ormai molti giardini vengono creati su terreni poco profondi sopra corselli, garage o detriti di cantiere. Questi terreni non hanno una grande riserva d'acqua perchè non sono collegati agli stati più profondi del terreno e di conseguenza tutte le piante che ospitano, compreso gli ellebori, possono entrare in crisi idrica se l'estate decorre troppo siccitosa. Per questo motivo in questi casi vi consiglio di intervenire durante i periodi più secchi con irrigazioni di soccorso. Gli ellebori gradiscono molto un certo apporto di sostanza organica che potete aggiungere nella forma di compost, letame o altro, (l'importante è che sia ben decomposto). Un buon ammendante organico migliora anche la struttura del terreno e di conseguenza anche la permeabilità. Invece per quanto riguarda il pH non ci sono dei pareri concordi. Gli unici dati ottenuti da esperimenti seri dimostrano che queste piante hanno una elevata capacità di adattamento anche se preferiscono valori del pH variabili tra 7 e 6.
MESSA A DIMORA DI UN ELLEBORO
Scegliete bene il punto in cui mettete a dimora la pianta di elleboro perché questa, una volta affrancata, non ama essere spostata. Nel punto scelto scavate una fossa profonda e larga 40 centimetri. Se il terreno vi sembra poco permeabile aggiungete sul fondo del materiale drenante come l'argilla espansa. Aggiungete alla terra tolta dalla buca almeno 1/3 di sostanza organica come compost maturo, torba, terricco ricco di humus, terriccio ottenuto da fogliame ben decomposto, aggiungete anche del concime minerale granulare ricco di fosforo e potassio. Riponete questa miscela nella buca facendola aderire, tramite una leggera compressione, al pane di terra della pianta. Non mettete la pianta ad una profondità maggiore rispetto a quella in cui è coltivata nel va
GLI ELLEBORI IN NATURA HELLEBORUS SP.
GLI ELLEBORI IN NATURA - IL GENERE HELLEBORUS
La classificazione del genere Helleborus
La classificazione degli ellebori risulta particolarmente caustica, complessa e per certi versi frustrante. Alcune specie sono morfologicamente, geograficamente e geneticamente perfettamente distinte, risultando per questo, facilmente identificabili e classificabili. Altre hanno areali sovrapposti o adiacenti e sono interfeconde (cioè si possono incrociare tra loro). In questo caso le differenze genetiche e morfologiche sono difficili da rilevare e hanno dato origine a molti fraintendimenti, contraddizioni e furibonde dispute tra i botanici esperti del settore. Per questo non esiste ancora una classificazione riconosciuta a livello internazionale. Nelle schede riportate in seguito cerco di dare le informazioni nel modo più chiaro possibile chiedendo scusa sin da ora per eventuali omissioni o aggiunte ritenute inappropriate.
DESCRIZIONE BOTANICA DELL'ELLEBORO
L'elleboro è una pianta erbacea perenne. Rustica e resistente al freddo è caratterizzata dalla fioritura invernale. Per questo motivo viene chiamata "Rosa di Natale", "Rosa d'inverno", "Bucaneve", "Rosa quaresimale".
FAMIGLIA
L'elleboro appartiene alla famiglia delle Ranuncolacee (Ranunculaceae) come le Clematidi (Clematis), l'Aquilegia, il Ranuncolo (Ranunculus), l'Epatica (Hepatica) e il Talicrum.
IL FIORE
Il fiore dell'elleboro ha le caratteristiche tipiche della famiglia a cui appartiene; I sepali che in altri fiori sono verdi e poco sviluppati in questo genere (Helleborus) sono grandi e colorati andando a sostituire, per aspetto e funzione, i petali. Questi setali modificati vengono chiamati "tepali".
I veri petali sono ridotti e trasformati in piccoli sacchetti appiattiti contenente il nettare. Questi organi vengono chiamati nettari.
La parte maschile (stami) e quella femminile (ovario, stilo e stigma) non sono molto diverse rispetto a un fiore classico.
Dopo la fecondazione si sviluppa il frutto costituito da alcune loggie (carpelli). Normalmente i carpelli sono separati e contengono numerosi semi neri o marroni. A maturità (estate) seccandosi si aprono e liberano i semi che ricadono al suolo.
LE FOGLIE E FUSTO
Le foglie sono palmate e composte da alcuni segmenti (foglioline). La forma e le divisioni della foglia sono un elemento importante per l'identificazione della specie. Alcune specie, come H. orientalis e H. niger mantengono le foglie durante l'inverno mentre altre, come H. thibetanus, H. vesicarius, le perdono. Semplificando il fusto è di due tipi; ben visibile all'esterno del terreno (ellebori caulescent, cioè con il caule o fusto), oppure interrato o a filo del terreno (ellebori acaulescent, cioè con caule non visibile). Tra gli caulescens troviamo: H. foetidus, H. argutifolius, H. lividus. Mentre tutti gli altri appartengono al gruppo degli acaulescens. Gli ellebori con il fusto visibile sono alti 60-120 cm e portano i fiori raggruppati all'estremità. Per gli altri ellebori (acaulescent) il fusto è nel terreno e per questo chiamato rizoma. Dal rizoma hanno origine direttamente foglie e steli fiorali che di conseguenza sembrano uscire direttamente dal terreno.
LE RADICI
Le radici sono di colore che va dal marrone al nero. Il colore delle radici ha dato origine al nome di uno degli ellebori più famosi: l'Helleborus niger. Infatti quest'elleboro ha alcune radici nere, mentre il fiore è di un bianco candido. Le radici di alcune specie (H. niger, H. argutifolius, H. foetidus )sono abbastanza superficiali e molto ramificate, mentre in altri casi (H. orientalis) tendono ad approfondirsi rapidamente nel terreno nel tentativo di raggiungere una buona autonomia per l'approvvigionamento idrico.
NOME E STORIA DELL'ELLEBORO
PRONUNCIA,ETIMOLOGIA E STORIA
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ELLEBORO: come si pronuncia?
La pronuncia di questa parola è data dall'accento che cade sulla terzultima sillaba.
ellèboro
elleboro s. m. lat. hellebŏrus, gr. Ἑλλέβορος
Ho sempre avuto difficoltà con la pronuncia delle parole che non conosco ma, fortunatamente, in questo caso, l'intuito mi ha aiutato, facendomi fare la scelta giusta sin dall'inizio. In seguito, però, colloquiando con clienti che accentavano "elleboro" in modo diverso, ho cominciato ad avere dei dubbi. Ai tempi, non esisteva internet in grado di dare risposte rapide a qualsiasi domanda, per questo inviai una richiesta di chiarimenti via email all'Accademia della Crusca (il riferimento più autorevole per questo genere di problemi). Inutile dirvi che non ricevetti mai una risposta, ma, fortunatamente, arrivarono in mio aiuto negli anni successivi i dizionari online come quello della Treccani, dove veniva indicato il punto in cui cadeva l'accento. Seguirono anche siti con la registrazione vocale; in tutti i casi, l'accento era sempre lo stesso: ellèboro.
ELLEBORO: qual é l'origine della parola?
Dal punto di vista etimologico Helleborus è ottenuta dall'unione di due parole greche:
(Helle) da Helein che significa ferire + (boro) da borà che significa cibo o pietanza. Quindi tradotto risulterebbe "Il cibo mortale o che ferisce"
in alternativa
(Helle) da Heller che significa pazzia + (boro) da borà che significa cibo o pietanza. Quindi tradotto risulterebbe "Il cibo della pazzia".
E' inutile nasconderlo ... l'origine della parola "elleboro" ci fa capire che siamo in presenza di una pianta irritante, tossica o addirittura velenosa, se ingerita in grande quantità, per la presenza di alcuni glucosidi (tra questi il più classico è l'elleborina). Come molte piante tossiche, anche l'elleboro è stato usato in passato, opportunatamente formulato da erboristi esperti, per la cura della pazzia o più in generale per il controllo dei disturbi comportamentali. Inoltre nella tradizione contadina, si usano parti della pianta per il trattamento di alcune patologie che colpivano gli animali allevati. Per chi desideri approfondire l'argomento etimologico, etnobotanico e farmacologico vi posso consigliare questo video del naturopata Marco Pardini. Attualmente, anche per via della sua pericolosità, questa pianta non viene più usata, ma gli alcaloidi in essa contenuti sono molto studiati per il controllo dello sviluppo delle cellule neoplastiche.
ELLEBORO: è tossico?
La tossicità dell'elleboro preoccupa alcuni appassionati di giardinaggio, ma è necessario ricordare che molte delle specie vegetali presenti nel nostro giardino o nella nostra casa risultano tossiche. Cominciamo dalle Ranuncolaceae (famiglia che comprende anche il genere helleborus) con il Ranuncolo, la Clematide, l'Anemone , il Delphinium .... ma anche piante più comuni come l'Ortensia, il Ciclamino, il Bucaneve, il Narciso, il Tulipano, il Mughetto, l'Oleandro, Il Rododendro, l'Azalea .... e cosa dire delle piante comunemente usate come siepe come la Thuja, il Lauroceraso o la Photinia?. Eppure in tutti questi casi si è indulgenti, e non ho mai sentito chiedere ad un produttore di Photinie o di Peonie "ma è vero che è tossica?". Invece, l'Elleboro si porta sulle spalle questo marchio d'infamia che, per quanto giustificato, non è diverso da quello che meriterebbero tante altre piante con cui condividiamo allegramente i nostri spazi.
L'Elleboro è una pianta "cervo resistente?
Gli animali selvatici riconoscono l'Elleboro e non lo toccano nemmeno quando la fame si fa sentire durante i lunghi inverni. Questa caratteristica fa si che questa specie rientri tra le piante dette "Cervo Resistenti". Durante i primi anni di attività, consultando i cataloghi dei produttori inglesi e americani, guardavo divertito il simbolo, messo ben in evidenza, che indicava la resistenza all'attacco dei cervi. Mi sembrava una cosa bizzarra. Ora, dopo molti anni, anche le nostre montagne si sono popolate di cervi, lepri e caprioli, e questa "bizzarria" è ora diventata una qualità fondamentale per tutti quelli che hanno degli spazi verdi a ridosso delle zone boschive e non vogliono investire soldi nell'acquisto di piante destinate a scomparire all'indomani.
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GLI ELLEBORI COLTIVATI
Gli ellebori da giardino e da vaso; tipi e caratteristiche.